By Redazione 23 Maggio 2020 In Magazine

La cultura è una strategia per il rilancio economico

Intervista a Giuliano Volpe, consigliere del Ministro dei Beni Culturali e Turismo.

“La cultura è una strategia per il rilancio economico, per la gestione territoriale e per la valorizzazione dei giovani e del patrimonio nazionale”.

Questo è il pensiero di Giuliano Volpe, Prof di metodologia della ricerca archeologica all’Università di Bari, già presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e oggi consigliere del MIBACT per la formazione e la ricerca.

In una delle interviste mattutine organizzare da Basilicata Creativa nel format Innovazione a Colazione, il prof Volpe ha espresso con forza l’idea che, per uscire dalla crisi, bisogna assolutamente programmare una strategia per sostenere la cultura, scongiurando tagli ai fondi per il settore, in Italia come in Europa.

Bisogna far emergere le migliori forze culturali e creative della società italiana e facilitare la loro azione. Serve valorizzare il comparto culturale nazionale al fianco di altri settori strategici quali il made in Italy, il design, ecc, anche per rinforzare l’appeal internazionale del nostro Paese. (che attira studenti stranieri nelle nostre scuole e università).

“Dobbiamo superare l’idea vecchia che la cultura sia una attività della domenica”. La cultura è una strategia che riguarda qualsiasi aspetto del sistema socio-economico italiano, dalla gestione del territorio al sistema educativo finanche all’innovazione imprenditoriale.

La cultura dovrebbe essere l’asse portante delle politiche strategiche del nostro Paese.

Quali azioni concrete?

Per trasformare la cultura in strategia per il rilancio economico, bisogna prima di tutto incentivare la domanda culturale e l’azione positiva delle imprese culturali.

Per incentivare la domanda culturale, il Ministro Franceschini sta lavorando affinchè sia possibile detrarre dalla dichiarazione dei redditi i biglietti dei cinema, le visite guidate e l’acquisto di libri, al pari dei farmaci.

Inoltre è risaputo che la salute è strattamente correlata al consumo culturale!

Le comunità patrimonio

Citando l’art. 9 della Costituzione, Volpe ha ricordato che la Res Publica, quindi non solo le istituzioni ma anche i cittadini sono chiamati tutti insieme a tutelare il patrimonio.

Bisogna promuovere e favorire l’imprenditoria culturale, perciò incentivare un modello di impresa culturale diffusa, attraverso il partenariato pubblico privato. L‘articolo 118 della Costituzione promuove la sussidiarietà tra Istituzioni e privati.

Stato, Regioni, Città, Province devono favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività culturali di interesse generale.

In Italia non è stata ancora ratificata la convenzione di Faro del 2005, un testo rivoluzionario oggi più attuale che mai, nel quale si mostra una visione più ampia di patrimonio culturale:

«un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione».

Soprattutto, la convenzione affida grande responsabilità alle “comunità patrimonio”, cioè a

«un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future» (art. 2).

Sono le persone che decidono cosa è il Patrimonio comune e lo difendono e valorizzano.

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